
È grazie alla passione e alla perseveranza di Gian Carlo Minardi se nel 1985 fa il suo ingresso nel circus una scuderia simpatica: la Minardi.
Per la scuderia faentina gli inizi non sono facili, la mancanza di un motore ufficiale lo penalizza molto e solo grazie alle capacità di talent scout del Patron se la scuderia è riuscita comunque a non sfigurare.
La svolta avviene nel 1990 quando la Ferrari sceglie la Minardi come junior team fornendogli i propri 12 cilindri.
L’accordo stipulato col regno dei motori ha un valore storico, perché la scuderia faentina diventa il primo team al quale la rossa ha concesso i suoi famosi 12 cilindri.
La nota stonata di questo sogno è l’azione della Ferrari che strappa lo sponsor Pioneer alla Minardi mettendo in forte difficoltà la scuderia romagnola che senza i soldi del colosso dell’HI-FI ha grosse difficoltà a chiudere il budget.
Aldo Costa, giovane ingegnere progetta la monoposto, siglata M191 intorno ai due piloti Morbidelli e Martini.
Nonostante un gran sviluppo aerodinamico, la monoposto ha nella trasmissione un punto debole che penalizza non poco l’andamento della stagione.
Il problema, a detta dei tecnici e dei piloti, nasce dal fatto che il motore è strutturato per un cambio elettroattuato, dispositivo sprovvisto nella monoposto faentina che utilizza un cambio prodotto in proprio.
La prima grande soddisfazione per la scuderia faentina la ottiene a Imola dove, nonostante che al 20 giro Martini rimanga senza frizione e senza potersi fermare a cambiare le gomme, riesce a classificarsi al quarto posto unico motore Ferrari al traguardo.

Nonostante il budget limitato e i problemi al cambio, la Minardi ottiene costantemente la top ten in qualifica e all’Estoril, Martini si ripete e con una prestazione eccezionale ottiene un altro quarto posto.
Gli eventi che hanno portato al divorzio tra Prost e la Ferrari impattano anche sulla Minardi che al Gran Premio d’Australia deve rinunciare a Morbidelli, chiamato a Maranello per sostituire il francese, e rimpiazzarlo con Moreno.

Al termine della stagione la scuderia faentina ottiene il suo miglior risultato classificandosi al settimo posto nella classifica riservata ai costruttori.
Nel 1992 Minardi deve rinunciare a schierare le proprie macchine coi motori Ferrari, troppo onerosi e ripiega sui propulsori Lamborghini.
Visto il budget risicato la scuderia schiera la versione B della M191 e come piloti conferma Morbidelli e, in vista del passaggio di Martini alla Ferrari, ingaggia Fittipaldi.
Dopo due piazzamenti fuori dai punti, la carriera della M191 finisce, infatti dal GP di San Marino la Minardi schiererà la M192.

A tanti anni di distanza, a Gian Carlo Minardi rimarrà il rammarico di non essere riuscito a raccogliere quanto sperato nonostante i motori Ferrari e quando lascia la scuderia ha cercato di mettere ordine nell’automobilismo italiano riuscendo a riportare la formula uno a Imola dopo anni d’assenza.
C’è da chiedersi per la Ferrari non ha campito il valore di quest’uomo e non ha puntato su di lui per rinascere negli anni bui.