Paolo Barilla, prima pilota e poi imprenditore di successo

Un posto sicuro nell’azienda di famiglia, tante possibilità nel mondo dell’economia e il padre contrario alle sue scelte… non stiamo parlando di Niki Lauda ma dell’italianissimo Paolo Barilla. Non tutti infatti sanno che uno degli uomini a capo dell’azienda simbolo ha la passione per le corse, ed un palmares niente male.

GLI INIZI NEL MONDO DELLE CORSE
Nato a Milano il 20 aprile 1961 l’uomo viene da una delle famiglie italiane più famose al mondo. Il padre Piero è in parte colpevole della futura carriera di Paolo, l’amicizia con Enzo Ferrari infatti lo porta a visitare diverse volte la fabbrica del Drake, spesso in compagnia del figlioletto. Sedendosi nelle “rosse” di Maranello l’ancora giovanissimo sogna, sogna come farebbe qualunque bambino. La velocità, l’adrenalina, le folle ed Enzo Ferrari in persona che ti accompagna nel reparto corse… chi non avrebbe iniziato ad immaginarsi come futuro pilota. Il piccolo si innamora dei motori, si allena addirittura nel suo cortile con l’auto di casa (e l’ausilio di numerosi cuscini per vedere la strada).
Il primo vero risultato arriva a 15 anni, quando vince nel 1976 il campionato italiano di go-kart. Ad inizio anni ’80 passa in Formula Abarth, e, dopo un inizio altalenante data l’inesperienza, si conferma un buonissimo talento. La Formula 3 gli spalanca le porte nel 1981, anno in cui ha anche la possibilità di disputare due gare in F2. Nonostante il poco preavviso e la poca pratica si trova a lottare con il gruppo di metà classifica. Questi episodi attirano le attenzioni di Giancarlo Minardi, che lo assolda per le stagioni successive.
LA VERA SVOLTA E LA FORMULA 1
Nel 1985 Barilla ha una grande possibilità, quella di correre la 24 Ore di Le Mans con una Porsche 956 . L’azzardo va a buon fine, e il carattere mite e scaltro di Paolo si dimostra perfetto per le competizioni endurance, portandolo alla vittoria. Dopo di che il milanese si trasferisce in Giappone, dove corre la Formula 3000. I risultati sono tutt’altro che soddisfacenti, a causa di un difetto di fabbricazione della vettura e altri guai tecnici.

Nel settembre del 1989 ha la possibilità di sostituire al volante della Minardi l’infortunato Pierluigi Martini per il Gran Premio del Giappone. Nonostante l’abitacolo troppo stretto per lui e la mancanza di test si piazza 19esimo in qualifica. Sfortunatamente è costretto a ritirarsi già al primo giro per problemi alla frizione, ma viene comunque ingaggiato per la stagione 1990. Purtroppo non conquista mai nessun punto iridato, e viene addirittura sostituito da Gianni Morbidelli per le ultime due gare della stagione.

IL RITORNO ALLE ORIGINI E LA 312B
Malgrado la fine dell’avventura nel Circus, Paolo ha più volte ammesso che quell’ambiente non si adattava granché al suo carattere. Da allora Barilla ha ricoperto importantissime cariche all’interno dell’azienda di famiglia, ma non ha abbandonato del tutto le corse.
Paolo ha infatti partecipato alla Parigi-Dakar insieme a Matteo Marzotto nel 2002, 2004 e 2006, con un ottavo posto come miglior piazzamento. Il pilota inoltre ha acquistato una Ferrari 312B, la stessa con cui Regazzoni ha vinto a Monza nel 1970. Portandola anche in pista, a Montecarlo, al GP Storico di Monaco del 2016, concluso anzitempo per un guasto. Tutto è narrato nel bellissimo docufilm trasmesso anche da Sky, chiamato proprio “Ferrari 312B“, in cui si la vettura viene “resuscitata” grazie anche al sapiente contributo del decano Mauro Forghieri. Paolo ha addirittura invitato Lewis Hamilton a fare qualche giro con quella Ferrari, convinto che l’inglese apprezzerebbe questo tipo di guida così lontano dai suoi tempi…