A Maranello non hanno capito il francese

Patrick Tambay è stato uno sportivo in erba, infatti appena compiuto i vent’anni, il parigino ha deciso di abbandonare lo sci attivo, dove aveva raggiunto la nazionale francese, per dedicarsi all’automobilismo sportivo. Nel 1971 si aggiudica il “volante Elf”, ovvero il premio dell’omonima azienda francese assegnato al miglior partecipante alla scuola di pilotaggio Winfield. Dopo essere stato vice campione di Formula Renault, nel 1977, il bel francese debutta nella massima formula.

Dopo qualche bella prestazione la McLaren lo vuole per la stagione ’78 e con un contratto con la famosa scuderia inglese, Patrick Tambay comincia a sognare in grande. Purtroppo il biennio trascorso nel team inglese si rivela privo di soddisfazioni, infatti la McLaren è travolta da una crisi che relega il team lontano dalle prime posizioni. Sconfortato dalla continua mancanza di competitività della McLaren, Tambay decide di andare a correre in Can-Am, categoria che aveva già dominato qualche anno prima.
Nel 1981 torna in Formula Uno dove riesce a cogliere un punto con la Theodore Racing e il sedile della Ligier, allora monoposto di vertice. Nonostante le indubbie capacità, Tambay è stato in lizza per accasarsi alla Ferrari prima dell’arrivo di Villeneuve. Nel 1982 il francese non riesce a trovare delle scuderie competitive disposte a puntare su di lui e decide di ritirarsi dalla Formula Uno.
Nello stesso anno, a maggio, la ruota del destino comincia a girare. Durante le prove di qualificazione Villeneuve va incontro al proprio destino e, qualche giorno dopo i funerali, Ferrari decide che l’unico a poter sostituire il canadese è Alboreto, ma il rifiuto di Tyrrell a lasciare l’italiano, fa cadere la scelta del Drake su Tambay, per altro un amico di famiglia del canadese scomparso.
Onorato per la scelta della Ferrari, Tambay non sa se accettare e chiede alla moglie di Villeneuve se possa accettare l’ex abitacolo dell’amico scomparso. La moglie del pilota canadese lo conforta e il francese si presenta a Maranello per accettare e cominciare i lunghi allenamenti per adattarsi. In Olanda, alla prima uscita con la Ferrari, il francese è vittima di qualche problema al motore e non riesce a fare meglio dell’ottavo posto mentre in Gran Bretagna riesce a conquistare il primo podio della sua carriera.

Due gare più tardi, in Germania, la Ferrari è in testa in entrambe le classifiche ma Pironi sembra apatico e poco concentrato infatti, sotto una pioggia torrenziale, in prova è vittima di un grave incidente che pone fine alla sua carriera. Il giorno dopo Tambay riesce addirittura a vincere il suo primo Gran Premio diventando un candidato al titolo. Le sollecitazioni delle macchine a effetto suolo degli anni ’80, unite alla maggior potenza dei motori turbo, risvegliano nel francese una cervicale di origine traumatica che, curata in modo insufficiente, lo obbliga a saltare due corse rinunciando a ogni ambizione di vincere un insperato titolo mondiale.
Nel ’83 al suo fianco viene chiamato Arnoux. L’atmosfera in Ferrari comincia a cambiare, nonostante delle buone prestazioni e ottimi collaudi, spesso tra Tambay e Piccinini si vengono a creare delle acredini che sfociano in discussioni poco costruttive. Tambay non sopporta le ingerenze del direttore sportivo nelle scelte delle gomme o nel decidere quanta benzina imbarcare, Piccinini non ammette che il suo pilota lo snobbi tanto da riferire a Ferrari la poca disponibilità del pilota a sacrificarsi per la scuderia.
A Detroit, dopo una di queste liti, il francese manca la partenza mentre in estate, nonostante delle ottime performance in prova, in gara si deve ritirare ammettendo comunque che non avrebbe aiutato Arnoux, meglio piazzato, a vincere il titolo. Ferrari, liberatosi Alboreto dalla Tyrrell, decide di giubilare Tambay per accogliere l’italiano. Appena Alboreto prova la macchina si trova a fare le stesse osservazioni di Tambay, tanto che i meccanici hanno capito che se avessero assecondato di più le doti da collaudatore del francese la Ferrari sarebbe cresciuta anche di telaio e non solo di potenza del motore.

Col tempo i rapporti tra il francese e la Ferrari si sono rasserenati tanto che Patrick Tambay nei suoi libri ha sempre parlato dell’esperienza italiana con suggestioni sempre molto positive. A dicembre del ’22 il morbo di Parkinson lo ha portato via. Di lui ricorderemo l’educazione e la precisione in pista, a volte scambiata per indecisione.