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1940-19492020-202924 ore di Le MansBiografieFormula 1On this day

Patrick Tambay un Napoleone alla corte di Maranello

Un sognatore che sostituì due amici nel Gran Premio più prestigioso, francese di nascita, calcolatore, politico e manager

Daniel Patrick Charles Maurice Nasri Tambay classe 1949, nato a Parigi figlio di una famiglia benestante. 123 Gran Premi disputati, 5 pole position, 2 vittorie in Formula 1; amante della montagna prima di diventare pilota, dedicò la sua vita al mondo dello sci. Ma fu il Paul Ricard a cambiare la vita del parigino nel giorno della sua inaugurazione. L’amicizia con Gilles, quella chiamata improvvisa e la febbre Villeneuve a Imola

Patrick Tambay sciatore provetto e pilota sognatore, colto, solare, sagace. Insomma un Alboreto dalla nazionalità diversa.  Di lui restano due vittorie in F1 con la Ferrari, 197 giri al comando, 24 uscite di strada, 2 giri veloci in corsa e 5 mancate qualificazioni. Ma soprattutto resta lo stile, la classe e l’educazione di colui che in Formula 1 è ricordato come un pilota e un gentiluomo. Uno di un’altra epoca, un vero cavaliere e un gran signore. Ma facciamo un tuffo nel passato e riscopriamo la sua carriera.

Parigi 1949 – 1970 una vita sui manti innevati e asfaltati

Fin da bambino Patrick Tambay si dedica al mondo sportivo; la sua famiglia benestante. Dedicò buona parte della sua vita ai manti innevati, il suo talento lo portò a mettersi in mostra in fretta facendosi notare con gare di alto livello. Questo gli permise di entrare presto in nazionale e restarci per qualche anno. Nel 1970 decise di trasferirsi in America in cerca di nuovi stimoli. Forse li trovò in Kiki Cutter; sciatrice alpina e prima Campionessa del mondo nella sua categoria. Ma per il francese lo sport invernale non colmava i vuoti dello sportivo che decise di ritornare in patria cercando un nuovo inizio. Fu quel ritorno a casa che ipnotizzò il parigino al manto asfaltato e al fascino delle corse; in quell’anno il Paul Ricard venne alla luce e Patrick Tambay non mancò all’inaugurazione.

Le sinuose lente curve, l’asfalto caldo, i lunghi rettilinei davanti a quel manto stradale era impossibile resistere e all’improvviso si accese un amore sconfinato. Passeranno due anni prima che decide di abbandonare gli sci per i motori. Il 1972 si presenta alla gara Volante Elf ( un tempo prestigiosa gara per farsi conoscere ai big della F1 ndr). Pronti via!
Patrick Tambay vince al debutto, con questo successo si aggiudicò i finanziamenti per accedere al campionato Formula Renault; al suo primo anno terminò al secondo posto in classica.

Non ci volle molto prima di passare di categoria; nel 1974 il francese passa alla Formula 2. Il suo primo anno fu di adattamento; tre quarti posti i suoi migliori risultati. L’anno successivo arriva il primo successo sul circuito di Nogaro. Quell’anno si giocò il secondo posto in classifica contro Michel Leclère – compagno di squadra – fino all’ultima gara, in un’annata dominata da Jacques Laffite.
Nel 1976 venne assunto dalla Martini Racing, che disponeva del nuovo motore a 6 cilindri Renault; Patrick Tambary per le sue doti di guida, sempre pulite, era tra i favoriti per la conquista del titolo europeo. Alcuni ritiri gli fecero perdere contatto con Jean-Pierre Jabouille e René Arnoux, che guidavano la graduatoria. A fine stagione arrivò terzo.

1977 i successi stars and stripes, la CanAm e la Formula 1 il sagace francese non passò inosservato

L’anno successivo e l’anno buono. Carl Haas è un ex pilota professionista, divenne rivenditore della Lola Racing Cars e negli anni settanta decise di investire nei campionati CanAm; in fase di ricerca per sostituire Brian Redman, infortunatosi durante una gara, Patrick Tambay  ricevette la chiamata di Carl Haas accettò l’offerta e all’esordio vinse la sua prima corsa nella categoria; a fine campionato si laureò campione con sei gare conquistate.

Il debutto in Formula 1 non è dei migliori; in Francia, Surtees lo ingaggiò ma Patrick Tambay non arrivò in tempo per le prove di qualificazione, verrà assunto subito dopo dalla Ensign dove ottenne dei piazzamenti a punti e altrettanti ritiri. Insomma la Formula 1 sembra non essergli amica, almeno fino all’estate; in Olanda tocca la vittoria con un dito ma la vettura rimane senza benzina. Addio vittoria. La sua guida pulita comunque risalta le qualità da pittore di pista e McLaren decide di provarci, ufficializzano l’ingaggio a Settembre per la stagione 1978. La Marlboro ancora una volta fu protagonista di quell’ingaggio cosi come per tanti altri piloti.

patrick tambay gp usa 1978
© McLaren Racing Ltd.

Due anni con team inglese fanno fanno crescere le speranze del giovane francese che sottovaluta il declino McLaren di quei anni. Teddy Mayer proprietario della scuderia non legò mai con Patrick Tambay e lo sviluppo della vettura non trovò mai la strada; la M26 usata nel 1978 non fu mai all’altezza, vennero portati diversi aggiornamenti ma ben presto si resero conto che Lotus era su un altro pianeta. Il genio Colin Champman portò una novità che stravolse la Formula 1: l’effetto suolo. Questo portò ad un livello di aerodinamica nettamente superiore e un guadagno in curva mastodontico. Tuttavia a Buenos Aires, in Argentina, Patrick Tambay ottenne un ottimo sesto posto. Non si può dire lo stesso della gara sul Circuito di Jacarepaguá, Kyalami, Zolder, Hockenheimring, Jarama, Österreichring. Chiuderà la stagione con 8 punti accompagnato da James Hunt. L’anno successivo arriva John Watson con Gordon Coppuck, progettista della M28; tentò il colpaccio con le innovazioni Lotus  ma l’esperimento fu un totale disastro! La M28 era una vettura obsoleta. Anche il 1979 fu da dimenticare per il Patrick Tambay.

L’esperienza in Formula 1 si concluderà così, nel peggiore dei modi. Saluta tutti e torna a correre per la categoria CanAm. Sarà il suo connazionale Guy Ligier ( fondatore della omonima scuderia ndr ) a riportarlo in Formula 1. Ma il 1981 non è ancora l’anno buono e non ottenne i risultati sperati.

1982 il progetto CART, l’amicizia spezzata, un sogno che si realizza

 

Quell’anno tutti lo ricordiamo per due motivi. Forse tre. Lo sciopero dei piloti, il tradimento di Pironi, la morte di Gilles a Zolder. A Kyalami scoppiò la guerra tra la FOCA e la FISA e i piloti decisero di non correre.

patrick tambay gp italia 1982
© Ferrari / John Millar

Lo stesso anno ci fu il ritorno di Niki Lauda dopo il ritiro del 1979. Una annata caratterizzata da tanti eventi, uno più importante dell’altro. Sopratutto per Patrick Tambay che l’8 Maggio 1982 dovette assistere alla scomparsa del suo caro amico Gilles a Zolder. Arriverò così l’occasione d’oro per il francese, la chiamata di Ferrari per sostituire il compianto amico e pilota Ferrari. Fatto l’ingaggio si aspetta Giugno per il suo debutto a Zandvoort. Arriva la prima vittoria per Patrick Tambay in Germania e concluderà la stagione con 25 punti.

Il 1983 parte con un ottimo quinto piazzamento, ma sarà Imola a consacrarlo e a regalare la sua prima vittoria in rosso.

Imola. Quella pista tanto amata dai tifosi e appassionati, quella pista dove Pironi tradì Villenueve negandogli una vittoria certa. Ma quella domenica in pista c’è Patrick Tambay con il N27, il grido di battaglia di tutti noi, il numero di Gilles su quella  Ferrari 126 C\2B che urla al cielo nella speranza che lo sguardo di Gilles si posi su di lei. Sabato, giorno di qualifica, René Arnoux su Ferrari siglerà il miglior tempo e scatterà dalla Pole Position, Tambay risulterà solo terzo. Forse non tutto è perduto. Pronti via e la Brabham-BMW di Piquet si ferma in griglia le Ferrari sono in testa al Gran Premio.

Uno spiraglio di vittoria. Ma Imola è insidiosa, non lascia spazio alle speranze, e un lupo che ti insegue e non permette distrazioni.

patrick tambay gp san marino 1983
© Cahier Archive

Al cinquantesimo giro Patrick Tambay è in testa al Gran Premio dopo 5 giri però la sua Ferrari perde potenza, cala il gelo su Imola, la folla urla, incita, spinge il francese a non mollare ma Patrese è nettamente più veloce e lo passa. Ma come detto poco fa Imola non è una pista da sottovalutare, errore che fece Patrese e alla Variante Alta finì fuori. Patrick Tambay torna in testa ed è qui che la mano di Gilles si fece sentire; mentre Patrick Tambay perdeva la concentrazione per via di quei problemi al motore, all’improvviso un colpo sul casco lo svegliò dal torpore e la 126C\2 B torna a urlare! Il motore non perde più potenza alla Tamburello e inizia la danza con il conto alla rovescia. Quel giorno quella Ferrari venne guidata a 6 mani; Tambay, Villenueve e i tifosi Ferrari che sono tornati più vivi e forti di prima, scaldati dal quel raggio di sole che gli accarezza i visi pronti ad esplodere di gioia, a far cadere le lacrime come fiumi incontrollati. Tutti gli inseguitori hanno problemi, Patrick Tambay è rimasto solo… Si arriva al traguardo la bandiera a scacchi sventola per lui! Patrick Tambay vince il Gran Premio di Imola, è la vittoria più bella ed è festa grande!

Le tribune di Imola non reggono, i tifosi sono impazziti di gioia e non ci volle molto prima che invasero la pista. Patrick Tambay arriva davanti alla tribuna Ferrari e la sua vettura, quella con il N27 si spegne. E il momento della festa! L’invasione di pista diventa un fiume in piena, il manto stradale viene coperto da bandiere, trombette, urla di gioia e di appassionati che portano in trionfo il francese. Nemmeno le forze dell’ordine riescono a fermare la festa e riportare la normalità. No, non serve. Lo sanno tutti, lo sanno anche i militari che si limitano a proteggere quella Ferrari che, se i tifosi avessero potuto, avrebbero sollevato e portato in trionfo fino al traguardo, sulle loro spalle, come gli egizi per i loro faraoni, in memoria di Gilles, per Gilles. Patrick Tambay un pò sconvolto da tutta quella festa non poter far altro che allontanarsi per andare sul podio.

La grande festa continuò per tutto il giorno. Quella ferita nel cuore di tutti noi ha trovato un pò di sollievo, e Patrick Tambay questo lo sa bene. Aveva vinto in Germania dedicando la vittoria a Gilles. Ma Imola… Imola è tutt’altra cosa. Imola è un lupo sempre in agguato, non lascia scampo. Quel giorno, Imola, ha deciso di restare a guardare quel N27 a casa sua correre veloce, ancora una volta e poi vincere.

Mi commossi a vedere lo striscione “Tambay vendica Gilles”. Per venti minuti piansi, incapace di controllare le mie emozioni. Era più forte di me, mi dicevo di smettere, ma non ce la facevo. I meccanici se ne accorsero e mi lasciarono tranquillo. Non sapevo se sarei riuscito a partire

L’epoca Ferrari per Tambay finirà con l’arrivo di un cavaliere alla corte di Maranello; Alboreto prenderà il suo posto e il francese venne ingaggiato in Renault per le stagioni successive

Il sogno Ferrari finì presto. Dopo la vittoria di Imola il campionato si concluse con 40 punti e un quarto posto in classifica generale. Per il 1984-85 Patrick Tambay firma con Renault affiancando Derek Warwick

patrick tambay gp gran breatgna 1984
© Renault Sport F1

Durante i test invernali la vettura della casa francese sembrò essere tra le più perfomanti, con Tambay che, a inizio febbraio, risultò il più rapido a Le Castellet.

A partire da questa stagione vennero vietati i rifornimenti in gara e a farne le spese fu, alla prima gara, proprio il pilota francese che, mentre si trovava al secondo posto, a due giri dalla fine rimase senza benzina. In Sudafrica, durante le prove del venerdì Tambay realizzò i migliori parziali, affermando che la vettura era in costante crescita, ma, ancora una volta, non riuscì a terminare la corsa per un errato calcolo sulla quantità di carburante necessario.  Il podio ottenuto fu, comunque, l’unico acuto stagionale e, nonostante si credesse in un rilancio da parte della casa francese nella lotta per il titolo, i suoi piloti non furono mai in grado di lottare per la vittoria. Al Gran Premio di Monaco, poi, il transalpino ebbe un incidente con il suo compagno di squadra Warwick e si ruppe il perone, vedendosi quindi costretto a saltare, per precauzione, la gara in Canada.

Per il 1985 la Renault presentò una nuova vettura, la RE60, a metà febbraio, proponendo alcune soluzioni innovative. Se Warwick si dichiarò fin dall’inizio ottimista, ben diverso fu l’atteggiamento di Patrick Tambay, molto più cauto. L’inizio della stagione fu comunque buono per il pilota francese, con un quinto posto all’esordio, dovuto, però, più ai problemi dagli altri concorrenti che non alla competitività della propria vettura. In Portogallo, sotto una pioggia torrenziale, riuscì a raggiungere il podio, piazzandosi terzo, risultato replicato a Imola. La stagione continuò con alti e bassi: 7 ritiri, 2 terzi posti. Un ritorno alle origini per lui dove la sfortuna costruì casa sulla scuderia francese che a fine stagione decise di abbandonare la Formula 1 lasciando a piedi i propri piloti.

Per Patrick Tambay i presenta Lola per la stagione 1986. Con Lola ritrova una vecchia conoscenza, Carl Haas. I due lavorarono insieme per sviluppare la vettura che non diede i risultati sperati e cosi a fine stagione decise di ritirarsi dal mondo delle corse.

Si dedicò alla Parigi-Dakar dal 1987 al 1989 ottenendo piazzamenti a podi. Tra il 1988 e 1989 si dedicò alla 24h di Le Mans ottenendo dei buoni risultati. Finita la carriera da pilota si dedicò alla telecronaca sportiva con Canal +, la Cinq e infine radio Monte Carlo. Si dedica alla politica dove tutt’ora e in carica per l’educazione stradale.

Caro Patrick Tambay, sei stato sfortunato quasi quando Jean Alesi – forse lui di più – ma poco importa. Hai guidato per team importanti raccogliendo meno di quello che avresti meritato. La scomparsa di Gilles è stato un duro colpo per tutti, ma con il tuo stile di guida hai conquistato Ferrari e hai guidato con il cuore in mano. Grande gara, ancora oggi sono sicuro che ti emozioni se ci pensi. Io ho avuto la sfortuna di non poter vivere i tuoi anni e l’epoca d’oro della Formula 1. Un giorno, se ti incontrerò, ti ringrazierò a nome di tutti coloro che non possono, che non hanno vissuto o che sono stati li a portarti in trionfo a Imola. Quella gara, la gara della vita.

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Andrea Ranucci

“La storia è straordinariamente ricca di dolci” Fotografo amatoriale, appassionato di motori e sport invernali. Nel tempo libero racconto la storia della F1; Da Nuvolari ad Ascari, passando per Gilles, De Cesaris, Alboreto. Il mio motto è: “Non ci sono problemi solo soluzioni”.

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