Peter Revson: l’ultimo pilota gentleman
Peter Revson, nipote del fondatore della Revlon ed erede di una delle famiglie più ricche d’America, è stato protagonista di una vita degna di un film.
Nato nella grande mela nel 1939, il giovane Peter venne cresciuto secondo i canoni dell’alta società del tempo e, mentre frequenta la Cornell University, rivela un carattere sensibile, ma anche riottoso ed incline a sognare.
Innamoratosi della velocità, nel 1960, all’insaputa della famiglia, prese parte ad alcune gare amatoriali nelle isole Hawaii.
La sua onnipresente famiglia capisce che, per il figlio, la passione per le corse non è un fuoco fatuo e cerca di ostacolarlo in tutti i modi.
Peter vuole arrivare a essere un pilota ad ogni costo: vende tutto quello che ha e si trasferisce in Europa per disputare il campionato di formula 3!
La decisione dimostra quanto il giovane rampollo della famiglia Revson, fosse determinato e contraddistinto da una, non comune, forza di volontà.
In Europa si sottopone a sacrifici enormi. Si narra che, addirittura, sia stato visto dormire su un camion perché non disponeva dei soldi necessari per permettersi un hotel…
L’erede di una delle famiglie più ricche d’America, per inseguire i propri sogni, stava letteralmente vivendo quasi in condizioni di stenti.
I sacrifici sopportati fecero maturare in lui la giusta grinta ed una abilità al volante tale da fargli ottenere il rispetto del mondo delle corse.
Con i primi risultati arrivarono fortunatamente anche i primi guadagni e, nel 1964, un sedile in F1.
Revson iscrisse al campionato, con il proprio nome, una vecchia Lotus e riuscì a mettersi in luce ottenendo buone prestazioni.
La stagione in F1 fu illuminante.
Revson, ebbe la conferma delle proprie potenzialità, ma anche la certezza di dover tornare in America sia per acquisire notorietà, sia per guadagnare il denaro necessario per poter correre da professionista in Europa.
In quegli anni strinse amicizia con un giovane avvocato, Teddy Meyer, grande appassionato di corse tanto da riuscire a diventare team manager della McLaren.
Nel 1969, Revson si classifica quinto a Indianapolis e l’anno successivo riesce ad arrivare secondo nella massacrante dodici ore di Sebring, al volante di una Porsche in coppia con l’attore ed amico Steve McQueen.
Nel 1971, in occasione del GP degli USA al Glen, torna in F1. Nonostante manchi la qualificazione, mette in evidenza buone doti tanto da riuscire a convincere il vecchio amico Teddy Meyer ad affidargli un volante nel campionato CanAm!
Nella categoria Peter vince cinque gare ed il campionato.
È ormai avviato a diventare un pilota professionista e la consacrazione la ottiene con il secondo posto a Indianapolis, dove si trova a sostituire Amon che, vittima dei suoi demoni interni, non è mai entrato in sintonia con la propria McLaren!
Grazie a questo risultato Teddy Meyer decide di affidargli un volante per disputare il campionato del mondo di F1 nel 1972.
Nel corso del campionato si mette in luce per coraggio e grinta, arrivando a conquistare una fantastica pole in Canada e classificandosi secondo in gara dietro a Stewart.
I successi non lo hanno cambiato, Revson nasconde la sua sensibilità dietro ad un carattere a tratti spigoloso, frutto di un’educazione rigorosa.
Il 1973 rappresenta l’apogeo della sua carriera: vince due gare e, grazie ad un buon numero di piazzamenti, riesce a conquistare la quinta posizione in classifica generale.
Amante della bella vita, con i soldi guadagnati si compra una stupenda villa in California e con la sua fidanzata, Miss Mondo, andava spesso in vacanza in Sardegna.
Il 1974 doveva rappresentare l’anno della definitiva consacrazione, invece si aprì nel peggiore dei modi: Teddy Meyer gli preferì Fittipaldi, che portava in dote il munifico sponsor Marlboro…
La delusione di essere escluso dal team del suo amico fu mitigata, per un istante, dalla chiamata da parte della Ferrari.
Dopo diverse trattative Revson rinunciò all’ingaggio perché non riteneva congrua l’offerta economica…
Accettò invece la proposta della Shadow, in quel periodo promettente scuderia con ambizioni di raggiungere il vertice della classifica.
Nonostante due ritiri in apertura di campionato la vettura sembrava garantire prestazioni in crescita e molto promettenti.
A Kyalami, una settimana prima del GP, la squadra prese parte ai test pre-gara.
Revson partecipò col solito piglio, ma durante un long run si ruppe una sospensione e la sua monoposto venne proiettata contro le barriere prendendo fuoco.
Nonostante il coraggioso intervento dei colleghi, tra cui l’amico Hulme, Revson non ebbe scampo e morì soffocato dai fumi.
Amato dalle donne e cavaliere del rischio, con Peter Revson muore l’ultimo pilota gentleman della F1.
Peter ha cercato di realizzare con abnegazione il proprio sogno, ha abbandonato gli agi di una famiglia che gli avrebbe comunque consentito di realizzarsi professionalmente prendendo il comando di una importante azienda nel mondo del make-up: la Revlon.