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Grandi eroi senza corona

Regazzoni: “Cuor di leone”

La Formula Uno è uno sport strano, si diventa campioni in circostanze strane, come Rosberg, ma per diventare leggende bisogna essere inflessibili duri e ridurre la propria vita a un connubio con la propria macchina da corsa. Regazzoni, Villeneuve, Peterson, Moss non hanno vinto nessun titolo, si sono imposti in Gran Premi più o meno memorabili, ma nonostante ciò i loro nomi ancora adesso invocano emozioni. Sono i cavalieri tutto cuore che tanto hanno dato a questo sport e molto hanno raccolto.
Per ragioni anagrafiche ma per affetto inizierei a raccontare di Regazzoni.
Una domenica di settembre, era ancora un bambino, mio padre mi portò a Monza per quel rito iniziatico tipico dei papà, ovvero condividere col proprio figlio la propria passione sportiva.

Quel giorno a vincere fu una rossa “rumorosa“. Le vicende della gara portarono la Ferrari numero 4 a trovarsi al comando davanti al campione del momento, Stewart, pronto ad attaccarlo. Il ticinese mai domo percorreva i lunghi rettilinei dell’impianto brianzolo cambiando traiettoria per evitare che lo squalo scozzese potesse prendergli la scia.

Con i retrovisori rotti, lo svizzero doveva basarsi solo delle segnalazioni del suo box, che per evitare di distrarlo erano molto criptiche. Dopo alcuni giri percorsi in apnea il vantaggio della Ferrari aveva preso una certa consistenza permettendogli di tagliare il traguardo in prima posizione con una certa tranquillità. Il ticinese, al suo debutto nella massima formula, si dimostrò fortissimo tanto da classificarsi terzo in classifica generale riuscendo a vincere anche il premio Nuvolari.

Lo svizzero, in corsa, era veloce e feroce, nelle staccata arrivata a frenare sempre un metro dopo gli altri, ma in gara sapeva essere molto corretto, caratteristica che cominciava a diventare un difetto.
Il suo anno fu il 74, fa ancora male al cuore pensare che durante la stagione la Ferrari gli ha fatto buttare almeno 15 punti, per perdere un campionato per soli 3.

GP Germania 1974 Clay Regazzoni Podio
© Ferrari

Durante quella mitica stagione la vittoria al Nurburgring, dove le chiazze di umido no gli impedirono di essere sempre più veloce nonostante le slick, lo consegnarono nell’olimpo dei grandi.
Cinque anni, ormai quarantenne, con una Williams non ancora grande, disputò la sua migliore gara a Monaco.
Partito sedicesimo, giro dopo giro, rimontò fino al secondo posto e solo la rottura della seconda marcia gli impedì di passare la Ferrari di Jody Scheckter lanciata verso la vittoria.

clay regazzoni gp gran bretagna_1979
f1-history.deviantart.com

Poche gare dopo lo svizzero si regalò l’ultima vittoria che sarà anche la prima di tante per la Williams.
L’anno dopo, su una pessima Ensign, che non onorava la sua passione, a Long Beach ebbe l’incidente che lo tolse dagli abitacoli per consegnarlo a una carrozzina che commuoveva e faceva male.

Nella sua vita non ha mai abbandonato le corse e spesso si è adoperato per le persone meno fortunate che condividevano la sua stessa invalidità ma che non avevano voce per farsi sentire in una società v che cominciava a premiare solo super uomini.

Clay è stato un pilota che ha amato guidare le macchine con la stessa emozione che avevano i primi esploratori o addirittura l’uomo sulla luna.
Ci manca il pilota, rimpiangiamo l uomo.

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Federico Sandoli

Esperto di logistica e trasporti, sempre pronto a recepire le novità ed a proporre soluzioni operative innovative. Lettore accanito, con una passione particolare per la scienza, la medicina ed…i supereroi. Iscritto al Club Ferrari di Maranello dalla nascita, curo da sempre la mia passione per la Ferrari e la F1 in genere. Colleziono modellini che posiziono rigorosamente in funzione del periodo dell’anno e degli eventi legati a piloti e case costruttori e custodisco gelosamente alcune lettere autografe oggetto di uno scambio di corrispondenza con l’Ing. Ferrari.

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