
La decisione di Nico Rosberg di ritirarsi da Campione del Mondo è stata davvero coraggiosa: ha solo 31 anni, è all’apice del successo ed, alla luce della sua piena maturità sportiva, avrebbe potuto benissimo continuare ancora a lungo per difendere il proprio Titolo dalle grinfie dei suoi avversari.
E invece no, ha preferito appendere il casco al chiodo in anticipo; ma non è stato l’unico pilota a fare una scelta del genere: lo hanno preceduto nomi altisonanti come quelli di Juan Manuel Fangio, Mike Hawthorn, Jackie Stewart, Nigel Mansell ed Alain Prost, assieme al caso particolare di Jochen Rindt.

Andiamo con ordine e partiamo da Juan Manuel Fangio: nel 1957 conquistò il suo quinto alloro iridato e fu l’ultima stagione completa che disputò, dal momento che nel 1958 prese parte esclusivamente al GP di Argentina ed a quello di Francia, terminando entrambi in quarta posizione.
Nella mente del pilota di Balcarce girava già da un pezzo l’idea di ritirarsi, ma fu proprio sulla pista francese che perse definitivamente la voglia di correre: “Nei lunghi rettilinei di Reims cominciai a riflettere: ho iniziato a correre all’età di 10 anni, ho vinto cinque Campionati del Mondo, i miei genitori stanno invecchiando e nemmeno io sono così tanto giovane… Le cose stavano cambiando: nel 1956 era diverso dal momento che avevo un agente che mi seguiva con i contratti, con la pubblicità e con i soldi”. “Allora si correva solo per vincere, ma a lungo andare le corse stavano diventando un obbligo per me: diventare di nuovo un Campione del Mondo, migliorare sempre di più i miei giri veloci… Non me la sono più sentita, e quindi ho preso la decisione di ritirarmi mentre correvo”.
“È finita”, così disse una volta sceso dalla sua Maserati, ed anche se ha avuto questi due passi falsi, il suo è stato un ritiro da vero Campione.
Proseguiamo con Mike Hawthorn, primo pilota inglese ad aver vinto un Campionato di Formula 1: per la precisione nel 1958, ai comandi di quella Ferrari Dino 246 con la quale trionfò solamente in Francia. Il titolo lo conquistò nell’ultimo Gran Premio dell’anno, in Marocco, grazie ad un solo punto di vantaggio nei confronti di Moss.
Fu anche il suo ultimo GP nel Circus iridato, perchè quell’anno persero la vita alcune perse a lui molto care: il rivale di sempre Luigi Musso e gli amici Peter Collins e Stuart Lewis-Evans, fatti che lo spinsero ad abbandonare le corse proprio all’ultima gara della stagione.
Il suo destino, tuttavia, era già segnato: il 22 gennaio 1959 morì alla guida della sua Jaguar 3.4 Mk.1, in una gara su strada improvvisata contro Rob Walker.

Diversamente è andata a Jackie Stewart, che annunciò il ritiro non alla fine del Campionato ma all’inizio della stagione 1973, nella quale ottenne il suo terzo Titolo Mondiale al volante della sua Tyrrell con un anticipo di alcune gare.
La sua ultima vittoria, la 27esima, la portò a casa in quel del Nurburgring tedesco, mentre saltò l’ultimo GP degli Stati Uniti, che gli sarebbe valso come la sua 100esima gara in Formula 1: il suo compagno di squadra, il giovane Francois Cevert, perse infatti la vita durante il turno di qualificazione e questo fatto fu il segnale per il quale si convinse dal tutto a lasciare le corse come pilota ritornandoci come consulente per rendere le competizioni più sicure.

Gli ultimi due personaggi che si sono ritirati da Campioni del Mondo come ha fatto Nico Rosberg sono stati rispettivamente Nigel Mansell ed Alain Prost.
Nel 1992 il baffo più veloce d’Inghilterra riuscì a coronare il suo sogno di toccare il tetto del Mondo, grazie ad una Williams FW14B decisamente superiore rispetto al resto della concorrenza.
Il biennio 1989-1990 con la Ferrari non era andato nel migliore dei modi, e se non fosse stato per il contratto offerto da Frank Williams probabilmente Nigel avrebbe appeso il casco al chiodo molto in anticipo: invece si rimise in gioco grazie alla scuderia britannica, con la quale avrebbe potuto continuare anche dopo il suo trionfo iridato se non ci fossero stati Prost e Senna a mettergli il bastone tra le ruote.
Il francese, dopo l’anno sabbatico del 1992, era tornato in pompa magna l’anno successivo con l’obiettivo di tornare al vertice (riuscendoci), mentre il brasiliano stava girando attorno a quella che considerava come la miglior macchina del momento da molto tempo.
Nel 1994 Ayrton riuscì a convincere il reparto corse inglese ad ingaggiarlo, una volta che il transalpino, riuscito nel proprio intento di agguantare il suo quarto Titolo Mondiale, decise di ritirarsi definitivamente dalle corse nonostante avesse l’opzione di continuare anche nella stagione successiva: la forte rivalità tra i due, infatti, lo convinse ad abbandonare definitivamente.
In questa situazione c’era di mezzo anche Mansell, per il quale la Williams, a fronte dell’ingaggio di Prost e quello futuro di Senna, decise di ridimensionare il suo contratto a livello economico: l’inglese non accettò un simile affronto, e dopo il 1992 decise di lasciare la F1 per andare a competere nella CART Indycar statunitense, dimostrando tutto il suo talento come pilota e vincendo al primo colpo.
Nel 1994, poi, tornò nell’ovile di Frank Williams a fianco di Damon Hill, per passare successivamente nel 1995 sulla McLaren MP4/10B, giusto per due gare: giudicata disastrosa sotto ogni punto di vista, fu il momento buono per uscire definitivamente di scena.

Alain Prost, invece, dopo un biennio 1990-1991 nel quale non andò quasi mai d’accordo con gli uomini di Maranello, rimase a piedi per la stagione 1992 tornando nella scuderia britannica nel Campionato successivo: nel suo contratto aveva fatto scrivere appositamente una clausola secondo la quale non voleva come compagno di squadra il suo acerrimo rivale, Ayrton Senna, ma quando venne a sapere che il brasiliano era riuscito a spuntare la firma per il 1994, decise di abbandonare definitivamente le corse.
Non prima di aver vinto il suo quarto alloro iridato nel 1993, affermando: “Non mi pento di non battere il record di Fangio, certo potrei continuare per qualche altro anno ma ci sono stati dei fatti che mi hanno indotto a smettere del tutto. Sono 22 anni che corro, ormai è giunto il momento di mollare, ma come un vero Campione!”.

Siamo alle battute finali, di questo flashback dedicato al “Ritirarsi da Campioni”, nelle quali vorrei ricordare l’unico pilota che è diventato Campione del Mondo dopo la sua morte: si tratta di Jochen Rindt, austriaco che giunse con un margine molto ampio sui propri avversari in quella Monza che avrebbe segnato la fine della sua carriera, e della sua vita. Nelle prove libere, Rindt andò a sbattere contro il muro della Parabolica, accusando delle forti lesioni all’addome ed al torace che non gli lasciarono alcuno scampo.
Nonostante ciò, il suo vantaggio era così grande che, con tre gare alla fine della stagione, riuscì comunque ad essere incoronato Campione del Mondo.