1940-1949BiografieFormula 1

Ron Dennis: l’uomo dai due volti

Quest’anno ricorrono i sessant’anni della scuderia fondata da Bruce McLaren, ma la stagione di F1 sembra non riservare al mitico marchio inglese le soddisfazioni che meriterebbe.
Sicuramente la tenacia ereditata dal fondatore sarà di grande aiuto al team per far tornare protagonista la storica scuderia.

Ron Dennis McLaren F1
© Getty Images

Chi era Bruce?
Un tipo eclettico che, oltre a essere il team manager, era solito collaudare personalmente le macchine per poterne studiare i correttivi.
Fu proprio in occasione di uno di questi collaudi che, nel 1970, perse la vita.
La scuderia venne a quel punto gestita dal suo socio, Teddy Meyer, un abile commerciale che riuscì a finalizzare l’accordo con la Marlboro ed a conquistare due titoli mondiali: nel 1974 con Fittipaldi e nel 1976 con Hunt.
Dal 1977 la McLaren è sempre protagonista, ma troppo soggetta agli alti e bassi di Hunt, il campione bravo ma discontinuo, e penalizzata da un ritardo tecnico che, pian piano, la fa scivolare a centro schieramento.
La Marlboro, in qualità di main sponsor ed in considerazione del prolungarsi del periodo di difficoltà, impone al team un importante cambio di passo.
Meyer capisce ed ammette di essere ormai superato, lascia così allo sponsor carta bianca nella ristrutturazione del team.
La Marlboro comincia a studiare il panorama del motorsport britannico e si accorge che, tra le scuderie, spicca la Project Four di Ron Dennis.
Durante i diversi appuntamenti tra la Marlboro e Dennis, i dirigenti della famosa marca di sigarette si accorgono del carattere risoluto dell’uomo, ma soprattutto rimangono affascinati dalla sua idea di motorsport visionaria ed innovativa.
È così che il primo novembre 1980 la McLaren e la Project Four si fondono dando vita alla McLaren international mantenendo sulle monoposte il più conosciuto marchio MCLaren.
Entra a far parte del nuovo team anche Barnard, l’ingegnere che aveva deciso di costruire la prima monoposto interamente in fibra di carbonio.
Il tecnico inglese assicura a Dennis che la nuova macchina riuscirà a vincere un gran premio ed entro due anni il titolo.

Il 18 luglio 1981, Watson porta al successo, proprio in Inghilterra, la creatura di Barnard che fa catapultare la F1 nella tecnologia aereospaziale.
Dennis è orgoglioso dei risultati, ma vuole di più.
Trasferisce la sede a Woking in un area di seimila metri quadrati e intuisce, anticipando tutti i competitor, che è necessario creare un ufficio marketing sia per gestire al meglio i rapporti con gli sponsor sia per poterne individuare di nuovi.
Sempre durante la stagione 1981 intuisce che nell’animo di Lauda si sta rianimando il fuoco del gran ritorno ed intreccia una fitta serie di colloqui per convincerlo a sposare il progetto McLaren.
Lauda è il tassello mancante per consentire alla squadra di fare il definitivo salto di qualità.
Il combinato disposto delle doti di pilota e collaudatore unite ad una disciplina quasi sacerdotale che caratterizzano Niki, rendono la McLaren protagonista nel 1982 con un importante terzo posto in classifica generale ad opera di Watson.
Quando il motore Cosworth è ormai giunto al massimo dello sviluppo, la McLaren ha già avviato da tempo una serie di colloqui con Mansour OJJeh, proprietario della Tag e grande appassionato di corse.
L’obiettivo?
Ottenere ulteriori risorse finanziarie per poter sviluppare il motore turbo Porsche che avrebbe equipaggiato le macchine inglesi dalla stagione 1984.

Ron Dennis con Alain Prost
© Getty Images

La McLaren Porsche vince tutto e Ron Dennis cede un’importante quota azionaria della McLaren alla Tag!
La nuova gestione McLaren conquista sei titoli mondiali e, quando è ormai evidente l’obsolescenza del motore Porsche, Dennis ottiene la fornitura dei motori Honda che consentiranno alla scuderia inglese di ottenere, nel 1988, quindici vittorie su sedici gare!
La squadra dispone di due piloti eccezionali, Prost e Senna, che portano la squadra sul tetto del motorsport, ma si consumano in faide interne che hanno come effetto il trasferimento di Alain a Maranello…

Nel 1993 finisce l’era Senna ed inizia un lento declino dovuto alla mancanza di un motore competitivo.

Ron Dennis con Ayrton Senna
© Getty Images

Solo l’accordo con la Mercedes porterà la squadra al successo grazie ai due titoli vinti da Hakkinen.
Dennis, sempre più bramoso di vittorie, usa tutti i sistemi per battere la Ferrari, anche quelli illeciti…
La spy story del 2007 vede la McLaren colpevole di comportamento antisportivo per aver ottenuto in modo illecito i progetti della Ferrari F2007….
Un brutto colpo per l’immagine McLaren…

La gestione Ron Dennis comincia a scricchiolare, gli azionisti non intendono appoggiare l’uomo che è vero che ha fatto grande la scuderia, ma ne ha anche danneggiato l’immagine per la sua bramosia di vittoria…
Ron cede il comando al suo delfino Whitmarsh mantenendo la direzione della McLaren Group.
L’ennesima scorrettezza al GP d’Australia del 2009 ha come effetto la sua definitiva espulsione …
Impossibile passare sopra all’ordine imposto a Hamilton!
In regime di safety car gli aveva imposto di rallentare per farsi superare da Trulli ottenendo la squalifica dell’italiano reo di aver fatto una manovra vietata…., ma inevitabile…

Ron Dennis con Fernando Alonso
© McLaren

Con l’uscita di Dennis dal Gruppo la McLaren sembra essere tornata indietro di anni, sicuramente solida, ma ancora alla ricerca di quell’identità di candidata al titolo che la gestione di Ron Dennis le aveva dato.
Confidiamo che l’imprinting del fondatore potrà essere di aiuto alla nuova gestione per far tornare grande la McLaren…
Come diceva saggiamente il Drake: “per andare avanti bisogna guardare indietro”…

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Federico Sandoli

Esperto di logistica e trasporti, sempre pronto a recepire le novità ed a proporre soluzioni operative innovative. Lettore accanito, con una passione particolare per la scienza, la medicina ed…i supereroi. Iscritto al Club Ferrari di Maranello dalla nascita, curo da sempre la mia passione per la Ferrari e la F1 in genere. Colleziono modellini che posiziono rigorosamente in funzione del periodo dell’anno e degli eventi legati a piloti e case costruttori e custodisco gelosamente alcune lettere autografe oggetto di uno scambio di corrispondenza con l’Ing. Ferrari.

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