Stagione 2006: un finale dolce amaro
Alla vigilia della stagione 2006, la Formula 1 vive un momento di insoddisfazione, sia per i costi in aumento che per i format complicati non apprezzati dal pubblico e dagli addetti ai lavori.
La Federazione interviene e decide di promuovere una formula che prevede un motore a 8 cilindri e un nuovo format di qualifiche con tre manche: eliminazione graduale delle macchine più lente fino alla lotta per la pole nella terza manche con 10 vetture.
Un’altra modifica riguarda il ripristino dei cambi gomme, per rendere le gare più equilibrate, sicure e spettacolari.

La Ferrari, contrariamente agli anni precedenti, presenta la monoposto al Mugello.
La versione mostrata alla stampa è di fatto un ibrido, con alcune soluzioni già presenti sulla F2005. Esteticamente, la monoposto non si discosta molto dal modello precedente: le uniche differenze si notano nelle pance laterali, decisamente arrotondate, sulle quali spiccano gli specchietti retrovisori.
Grazie alle esperienze acquisite l’anno prima, Aldo Costa, in fase di progettazione, ha rivisto completamente il profilo estrattore e il fondo vettura.
Per quanto riguarda il propulsore, nonostante il taglio di due cilindri, il reparto motori è riuscito a potenziarlo, aumentando il regime di rotazione pur rispettando i vincoli di durata e affidabilità.
A completare la squadra arriva Felipe Massa, giovane promessa brasiliana con l’ambizione di essere il nuovo Senna, pur essendo al momento solo il sostituto di Barrichello.

La prima gara in Bahrain è la fotografia della stagione: Ferrari e Renault, due costruttori totali, pronte a sfidarsi per il primato in entrambi i campionati.
In qualifica, la Rossa conquista la prima fila, ma in gara Alonso si dimostra più efficace, superando Schumacher mentre il tedesco rientra in pista dopo il pit stop.
Dopo le prime tre gare, il campione della Ferrari ha conquistato appena undici punti, alimentando le voci di un Schumacher stanco e demotivato. Errori strategici del muretto Ferrari, uniti a qualche errore di guida, convincono i dirigenti di Maranello che l’ingaggio di Raikkonen sia stata un’ottima scelta, cercando di dissuadere il tedesco dal continuare a correre.
Punto nell’orgoglio, Michael si risveglia a Imola, dove uguaglia le pole position di Senna e domina la gara. Sul rinnovato Nürburgring, Schumacher vince, ma non domina, e guarda al GP di Monaco come l’occasione per rilanciarsi nel campionato. Tuttavia, sulle stradine di Monte Carlo, il tedesco inscena un testacoda alla Rascasse per difendere la pole, subendo una penalizzazione che vanifica i suoi sforzi e mortifica le sue ambizioni.
Nei primi 4 mesi di gare, Alonso, supportato dalla sua Renault, accumula un vantaggio importante. Schumacher sa che nella seconda parte della stagione dovrà dare il meglio, contando sull’aiuto di Massa.
In estate, il giovane brasiliano viene confermato da Jean Todt, mentre Schumacher dà il massimo, portando la Ferrari al successo in Francia e in Germania, totalizzando più punti di Alonso.
Il tedesco, pur non dichiarandolo, vuole arrivare a Monza con un’idea ben precisa: vincere e annunciare il proprio ritiro. La gara di Monza non ha storia: Schumacher vince e, come previsto, in conferenza stampa comunica il suo addio alle corse.
La Formula 1 perde un protagonista, ma si consola con l’arrivo di nuovi talenti, come Kubica dall’Est Europa.
In Cina, sfruttando l’asfalto umido e bagnato, Schumacher vince il suo ultimo Gran Premio. A Suzuka, Massa gli cede la prima posizione, e il tedesco domina fino a quando il motore della sua Ferrari si rompe, consegnando la leadership ad Alonso.
All’ultima gara, a Interlagos, Schumacher spera ancora in un colpo di scena, ma nelle qualifiche una rottura della pompa della benzina lo costringe a saltare l’ultima manche. In gara, Massa domina, mentre Schumacher, dopo una foratura, rientra ai box doppiato. Nonostante ciò, riesce a sdoppiarsi e chiude quarto, con un spettacolare sorpasso su Räikkönen, suo futuro sostituto in Ferrari.

La stagione si chiude con la Ferrari e Schumacher al secondo posto, lasciando il rammarico per le occasioni perse, come in Australia, quando un errore di guida lo mise fuori gara, o in Ungheria, dove insistette nel non cambiare gomme danneggiando la vettura.
La Ferrari si prepara ad accogliere Kimi Räikkönen, sperando di aver trovato il nuovo Schumacher, e non il “solito” Hunt.