Stirling Moss: il re senza corona

Quando nel 1950 sul Circuito del Garda un giovanotto si mise in luce, Nuvolari disse di tenerlo d’occhio perché sarebbe diventato un pilota straordinario.
Stirling Moss, questo il suo nome, diede ragione al grande Tazio diventando un assoluto protagonista della categoria senza riuscire a diventare Campione del Mondo.
Il suo più grande avversario fu Fangio, l’argentino riuscì ad avere la meglio sull’inglese in pista ma non sulle strade normali, dove Moss ebbe modo di batterlo nella classicissima mille miglia lasciando l’amaro in bocca al campione sud americano. L’inglese sulle strade italiane, sapeva interpretare la corsa come solo Nuvolari sapeva fare entusiasmando il pubblico che sognava di vederlo su una Ferrari. Anche il vecchio lo sognava, ma si sa, i sogni spesso bisogna farli in due e l’inglese non ci pensava nemmeno di calarsi nelle macchine italiane e diventarne subalterno.

Ritirato Fangio, l’inglese venne battuto, nel ’58 da Hawtorn. Si raccontò che alla fine di quella stagione la vittoria del campionato smise d interessargli e decise di gareggiare per conquistare più vittorie possibili.
Proprio durante una di quelle gare andò incontro a un incidente terribile a Goodwood. Rimase in coma per circa un mese e inizialmente la parte sinistra del corpo rimase paralizzata.
L’anno seguente, saldate le fatture e curate le ferite, risalì in macchina.
Dopo alcuni giri si accorse di andare forte, di sentire la macchina come un tempo ma capì che l’istinto era svanito, erano rimasti solo dei matematici comandi che partivano dalla sua testa: in pratica lo Stirling Moss che avevamo sempre conosciuto non c’era più.
Rientrò ai box scese dalla macchina e si avviò a salutare il team manager, a capo chino, sconfitto.
Mentre entrava nella nuova vita l’inglese portava il rimpianto di non aver mai battuto Fangio ma lasciava ai campioni del futuro 5 regole aure: agirò con delicatezza sul volante, avere il senso della misura, guidare senza sforzo, rispettare la macchina e curare l assetto della vettura per anticipare il più possibile la curva.
Ma la regola più importante, è che alla guida ci deve essere uno come lui con quel qualcosa che si ha o non si ha.
Di fatto non si è mai ritirato dalle corse partecipando spesso a giri dimostrativi con vecchie macchine della sua epoca, ci ha lasciato nel 2020 e tutt’oggi lo ricordiamo come il più grande pilota a non aver mai vinto il mondiale.