Tazio Nuvolari: la sfida fatta uomo…

È indubbio che la leggenda dell’automobilismo sportivo sia legata a due nomi: Enzo Ferrari e Tazio Nuvolari!
Chi era questo asso del volante le cui gesta ce lo fanno accomunare ad un eroe mitologico?
Nuvolari nasce a Castel d’Ario, provincia di Mantova, nel 1892 da una famiglia agiata, da sempre dedita al ciclismo sportivo.
Tazio cresce appassionandosi alle moto con le quali corre le prime gare nel 1920 con ottimi risultati.
Nel suo animo, però, comincia a fare breccia la passione per l’automobilismo.
Al suo debutto con le quattro ruote, dimostra di essere un “animale da velocita”, ma quello che colpisce subito è l’ardore di questo uomo mingherlino.
Nel 1924, alla guida della sua Bianchi, perde uno pneumatico, ma nonostante la défaillance non rallenta…finendo in un fosso.
Nuvolari, mai domo, si fa aiutare a rimetter la macchina in carreggiata e riparte…per andare a vincere.
Il pubblico, ammirato dalle sue gesta, comincia a chiamarlo il mantovano volante ed i racconti delle sue imprese riempiono i giornali del tempo.
Nel 1930 viene ingaggiato dall’Alfa Romeo dove trova, come compagno di squadra, la sua controparte naturale: Achille Varzi.
Il dualismo che si crea tra i due viene trasmesso al pubblico che si divide immediatamente in Varziani e Nuvolariani.

Teatro delle loro sfide è la 1000 Miglia.
Nell’edizione del 1930, nei pressi di Peschiera del Garda, Nuvolari fa credere all’avversario di sempre di avere un guasto e spegne i fari della sua Alfa. Temerario, guida al buio, utilizzando come riferimento le luci di posizione del rivale. Raggiunge Varzi, lo passa e va a vincere l’edizione della classica corsa italiana!
Un talento quasi cavalleresco anima la fantasia di un giovane manager come Enzo Ferrari, che fa di tutto per prenderlo nella neonata Scuderia Ferrari che, in quell’epoca, utilizza prevalentemente monoposto Alfa romeo.
Nel 1931 il “mantovano volante” fa parlare nuovamente di sé con un’altra impresa: supera un passaggio a livello a tutta velocità, rompe la molla dell’acceleratore, ma non si arrende e continua a guidare in controsterzo…Nel frattempo il suo meccanico riusciva a regolare l’acceleratore utilizzando la cintura dei pantaloni fatta passare attraverso il cofano!
Seppur in condizioni estreme Nuvolari si aggiudicò la corsa e venne invitato da D’Annunzio al Vittoriale dove riceve in dono di una tartaruga d’oro.
Da quel giorno l’animale più lento per antonomasia sarà assunto a suo portafortuna, tanto che Tazio decise d farsene fare una riproduzione su tutte le sue divise da gara!
La morte dei figli lo devasta ma, mai domo, decise di correre e vincere per onorarne la memoria.
Anche per questo la gente lo adora sempre di più!

Sembra imbattibile, quasi baciato dal signore delle corse.
Nuvolari nel 1935 riesce a battere le macchine di Hitler al Nurburgring.
I gerarchi tedeschi sconfitti sembrano non voler considerare l’italiano che sul podio tira fuori un tricolore e lo sventola orgoglioso.
Quello fu l’ultimo trionfo italiano fino alla fine della Seconda guerra mondiale.
Finito il conflitto, le macchine ed i piloti sono sempre gli stessi, ma nel 1946, ormai anziano e malato, è a Brescia alla partenza della 1000 miglia.
Il suo sguardo malinconico per non essere alla partenza viene colto da Ferrari che lo convince e gli affida una macchina.
Il mantovano sembra ringiovanire è costantemente primo, anche se…comincia a perdere pezzi per strada.
Quando si deve fermare definitivamente saluta tutti e dà appuntamento a Ferrari per l’anno venturo.
Enzo sa bene che non succederà: Nuvolari è molto malato e nel 1953 muore stroncato da un ictus.
Ai suoi funerali partecipano migliaia di persone, tra i quali Villoresi, Ascari e Fangio.
A tanti anni di distanza un piccolo canadese saprà rinverdire il mito del “mantovano volante”: Villeneuve fu paragonato a Nuvolari.
Mai accostamento è stato più azzeccato!
Due piccoli uomini che al volante si trasformavano in indomiti eroi!