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Tom Pryce e quella fine drammatica in mondovisione

Gli anni 70 furono un decennio nero per i piloti provenienti dalla Gran Bretagna, a parte James Hunt, molti altri, non furono così fortunati. Stiamo parlando di Tom Pryce, Roger Williamson, Tony Brise e David Purley. I primi due morirono durante un GP di Formula 1, Brise perse la vita insieme a Graham Hill in un tragico incidente aereo mentre Purley si ferì gravemente a Silverstone, mettendo fine alla propria carriera.

Tom Pryce nasce a Ruthin, una piccola cittadina nel Galles del Nord, l’11 giugno 1949. Il padre faceva il poliziotto, mentre la madre era infermiera. Nel 1969 iniziò la sua avventura nel motorsport partecipando ad un campionato in cui si correva con vetture di Formula Ford. La famiglia decide di sostenere economicamente il figlio che non delude e si aggiudica il campionato vincendo con una Lola T200.

Dopo la Formula F100, Pryce, passò alla Super Vee e poi nel 1972 alla Formula 3. Ma la stagione si concluse con una gamba rotta dopo un incidente a Monaco. L’anno successivo, tentò di partecipare al campionato di Formula 2, ma il “team principal” abbandonò il progetto, prima che potesse partire. Pryce era comunque un pilota promettente e così Ron Dennis lo assunse all’interno del team Rondel Racing. Durante quell’esperienza, non arrivarono risultati eclatanti, ma fu sufficiente per poter accedere alla Formula 1. Il debutto arrivò nel 1974, alla guida di una Token, nel GP del Belgio, dove dovette arrendersi per un problema alla sospensione. Dovendo rinunciare al Gran Premio di Monaco per problemi economici, Pryce passò al campionato di Formula 3, con una monoposto della Ippocampos Racing. Le sue prestazioni attirarono l’attenzione del team Shadow che lo ingaggiò per stagione in corso.

Nel Gran Premio di Germania il giovane pilota inglese ottenne il suo primo punto della carriera, situazione che suscitò anche l’interesse della Lotus. Il team di Chapman, in crisi finanziaria, voleva fare uno scambio fra Ronnie Peterson e Tom Pryce per poter risparmiare sull’ingaggio. Ma l’affare non andò in porto.

Nel 1975, con il team statunitense, il pilota gallese arrivò terzo in Austria, quarto in Germania, sesto altre tre volte e conquistò la pole nel Gran Premio di Gran Bretagna. L’anno si concluse con 8 punti all’attivo e il decimo posto in classifica generale. Sempre lo stesso anno vinse la Race of Champions sul tracciato di Brands Hatch.
L’anno successivo fu confermato alla Shadow insieme al francese Jean-Pierre Jarier. Purtroppo l’abbandono dello sponsor UOP mise in seria difficoltà economica il team americano. Questo non fermò Pryce che riuscì a cogliere un bel terzo posto in Brasile, nella gara inaugurale e un paio di quarti posti in Inghilterra e Olanda.

tom pryce Shadow 1975
© John Millar

L’anno successivo venne riconfermato alla Shadow, al fianco dell’italiano Renzo Zorzi, dopo che Jarier passò alla ATS. Nelle due prime gare arrivarono solo due ritiri. Poi il circus si spostò in Sudafrica, dove Pryce si dovette accontentare di un 15° tempo in qualifica.

Al giro numero 22, il compagno di squadra iniziò rallentare per un problema al serbatoio. La fuoriuscita del carburante della Shadow parcheggiata a bordo pista, innescò un piccolo incendio. Due commissari posizionati dalla parte opposta a quella in cui si trova la macchina del pilota italiano, decisero di attraversare il tracciato per poter spegnere il focolaio, mentre stavano sopraggiungendo le vetture di Stuck, Laffite e Pryce.

I primi due piloti riuscirono a schivarli, mentre l’inglese della Shadow, investì in pieno uno dei due operatori alla velocità di 270km/h. Per il giovane diciannovenne Jansen Van Vuuren non ci fu scampo e l’estintore che teneva in mano finì per impattare sul casco di Pryce, mentre la sua vettura proseguì la corsa per alcune centinaia di metri rimbalzando sul guardrail e scontrandosi con la Ligier di Lafitte che sopraggiungeva. Tom Pryce, che era sposato da un anno con la 22enne Nella, viene estratto dall’abitacolo sfigurato. Non respira, e chi lo soccorre non ha nemmeno il tempo di tentare un miracolo.

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Silvano Lonardo

Mi occupo di Digital Strategist. Appassionato di Formula 1, ciclismo, pallamano e Lego. Insegnante di nuoto e due volte papà.

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