
Dal 1983 al 1987, la McLaren ha dato vita a un sodalizio con la Porsche che le ha permesso di aprire un’era di successi, diventando quasi imbattibile. Tuttavia, con il progressivo declino delle prestazioni del motore tedesco, Ron Dennis decide di stringere un accordo con la Honda, dando inizio nel 1988 a una collaborazione che porterà la scuderia inglese a un dominio schiacciante.
L’arrivo di Ayrton Senna, fortemente voluto dal motorista giapponese, altera però l’equilibrio all’interno della squadra. I piloti, infatti, iniziano una serie di dispetti che presto si trasformano in una feroce rivalità.

La leggendaria MP4/4, progettata da Gordon Murray, si aggiudica tutte le gare della stagione tranne il Gran Premio d’Italia, vinto dalla Ferrari poche settimane dopo la scomparsa del suo fondatore, Enzo Ferrari.
La monoposto successiva, la MP4/5, equipaggiata con il nuovo motore aspirato imposto dalla federazione, si dimostra sia efficiente sia affidabile. I due piloti, Senna e Prost, ormai in aperto conflitto, conquistano 10 vittorie. Tuttavia, il francese riesce a vincere il titolo mondiale con una mossa controversa. L’atmosfera all’interno del team diventa irrespirabile, e Prost decide di trasferirsi alla Ferrari.
Nel 1990, Senna e il nuovo compagno di squadra, Gerhard Berger (ex Ferrari), riescono a contrastare la Ferrari di Prost, conquistando un altro titolo mondiale.

Non soddisfatta dei successi, la Honda decide di sviluppare un nuovo motore V12, che si dimostra solido e consente a Senna di vincere il suo ultimo titolo mondiale. Tuttavia, con il dominio tecnico della Williams, dotata di sospensioni attive, la Honda decide di ritirarsi alla fine del 1992.
Nel 2015, con l’avvento della Formula 1 turbo ibrida, la Honda annuncia una nuova collaborazione con la McLaren. I fasti degli anni d’oro sono però un lontano ricordo: neanche piloti del calibro di Fernando Alonso e Jenson Button riescono a portare la monoposto inglese a risultati di rilievo.

I progetti delle stagioni 2015, 2016 e 2017 danno vita a monoposto fallimentari, portando McLaren e Honda alla decisione inevitabile di separarsi.
Determinata a riscattarsi, la Honda, fedele alla visione del suo fondatore, Soichiro Honda, si riorganizza e, dopo intensi studi, trova il modo di tornare al vertice con la Red Bull. Questa collaborazione inaugura un nuovo periodo di dominio incontrastato per il motorista giapponese.