Niki Lauda, nato a Vienna, ma residente a Salisburgo fu il punto di partenza per la ricostruzione attuata da Ferrari dopo la disastrosa stagione 1973.
Fu Clay Regazzoni, compagno di squadra dell’austriaco in BRM, a consigliarlo al Drake, che dopo un contenzioso col patron della scuderia inglese, si aggiudicò il biondino austriaco. La prima volta che Lauda provò la rossa nazionale la definì , senza tanti giri di parole, “una macchina di merda“.
Dopo una serie di collaudi intensi la Ferrari cominciò a rifiorire e la scuderia emiliana capì che l’austriaco era un uomo disposto al sacrificio, con una capacità decisionale fulminea, una chiara visione di come risolvere ogni problema e con un senso dello humor che lo rendeva impermeabile ogni avversità.
Nel 1975 la Ferrari torna sul tetto del mondo, e lo fa grazie a questo ragazzino dal sorriso da coniglio, che quando non vince, e lo fa spesso, arriva a punti e non spreca mai nessuna opportunità.
Il 76 sembra un prolungamento del 75, la cavalcata trionfale si ferma il primo agosto in Germania con un incidente che lo trasformò in un mito vivente e con una faccia ustionata che nel tempo diventerà la sua icona.
Il ritorno dopo 40 giorni dall’incidente dimostrò la sua abnegazione, la sua forza di carattere e il gran rifiuto di correre in Giappone lo trasformeranno in un uomo che ha gli attribuiti per considerarsi più importante del ruolo ricoperto fino a quel momento.
Nel 77 lo danno per finito, ma in Sud Africa il destino lo vuole vincitore, nonostante una macchina senza acqua e motore destinato a collassare da un momento all’altro.
Lasciato il regno dei motori, Niki Lauda si accasa nel regno del latte, sempre a 12 cilindri. Una infatuazione che finì presto. Innamorato degli aerei si ritira dalle corse e si mette a dirigere la sua compagnia aerea, pilotando gli aerei personalmente sulle tratte intercontinentali.
Nel 1982 si scopre nuovamente innamorato dei motori e torna in F1 su una McLaren, macchina con la quale conquista la vittoria dopo appena 3 gran premi.
Durante i test a Imola incontra nuovamente Ferrari e improvvisamente riallaccia i rapporti precedentemente interrotti.
Nel 84 porta la McLaren Porche al successo mondiale, poi, dopo un anno di alti e bassi decide di appendere definitivamente il casco al chiodo diventando imprenditore e esperto di finanza.
Al suo fianco sempre la bellissima moglie Marlene, che sposò nel 76 e che gli fu affianco nei drammatici momenti del recupero post incidente.
Nel 91 i due si accorsero di essere distanti e decisero di separarsi. Pronto a pagarle qualunque cifra, l’austriaco rimase a dir poco stupito dalla richiesta dell’ormai ex moglie: Marlene voleva il cane, il gatto, l’asino e i 3 polli.
Stranamente proprio quello a cui l’austriaco teneva di più.
Dopo 15 anni trovò l’amore e sposò una hostess della sua compagnia che darà alla luce 2 gemelli.
Quando la Mercedes lo ha voluto quale presidente del team di F1, Niki Lauda non ha voluto soldi ma ha preferito tradurre nel 10% delle azioni del team quello che sarebbe stato il suo emolumento.
Con Niki presidente, la Mercedes si assicura il miglior talento del dopo Schumacher, Hamilton e conquista titoli a ripetizione.
Poi i problemi fisici, retaggio di quell’incidente tremendo, con l’età si sono acuiti fino a portarcelo via alla vigilia del Gran Premio che ne esaltò le doti di guida.
Ci manchi Niki, mai nessuno sarà come te.