Una vera celebrità chiamata Dan Gurney
Dan Gurney era un pilota automobilistico americano, costruttore e proprietario della “All American Racers”. La sua carriera iniziò alla fine degli anni ’50 e si concluse negli anni ’70. In quel periodo, il pilota americano, raggiunse dei risultati di tutto rispetto e rilevanza, tanto da entrare tra le più grandi leggende del motorsport nordamericano ma anche di tutto il mondo.
Dan Gurney, fu il primo uomo in assoluto a vincere in tre campionati: NASCAR, IndyCar e Formula 1. Tra i numerosi trionfi, il suo più grande, fu la vittoria alla 24 Ore di Le Mans del 1967. Nello stesso anno, vinse in Formula 1, vincendo per la prima volta un GP con una monoposto americana: la Eagle F1.
Oltre ai numeri successi, Gurney fu un innovatore delle corse introducendo il casco integrale e giusto per la cronaca, fu il primo pilota a festeggiare una vittoria spruzzando lo Champagne, come accadde l’11 giugno a Le Mans.
Dan Gurney, nacque il 13 aprile 1931 a Port Jefferson, trascorrendo l’infanzia in California, dove fu catturato dalla cultura “Hot rod” della West Coast degli anni ’50. Ben presto, iniziò a correre a livello amatoriale e dove dimostrò un grande potenziale e abilità al volante.
Il background ingegneristico di Gurney, lo spinse a costruirsi la sua prima “Hot rod” da corsa all’età di 19 anni, spingendo al massimo il suo bolide nel deserto di Bonneville Salt Flats.
Ma la carriera amatoriale, del giovane pilota, finì quando fu arruolato e mandato in Corea per servire nell’esercito.
Terminata l’esperienza del soldato, nel 1957, fu chiamato a provare una Arciero Special, ovvero una vettura da corsa costruita con componenti di vari costruttori. L’auto era veloce ma era piuttosto difficile da guidare, Gurney fu l’unico a riuscire a pilotare quell’auto, arrivando secondo al Gran Premio di Riverside, risultato che gli aprì le molte porte alla F1, diventando, collaudatore per il team Ferrari.
Dalle prime corse alla F1
Nel 1959 arrivò il debutto nella “Classe Regina” al volante di una Ferrari 246 F1, dove conquistò il secondo podio in Germania e il gradino più basso nel GP del Portogallo.
L’anno successivo, Gurney si trasferì alla BRM però la stagione 1960, fu segnata da un incidente durante il GP d’Olanda: la P48 dell’americano ebbe un problema ai freni e la vettura si schiantò, uccidendo uno spettatore.
Accantonata l’esperienza alla BRM, si aprì l’occasione per entrare alla Porsche.
Scelta azzeccata che regalò a Gurney, tre secondi posti, nel 1961 e la prima vittoria in carriera in F1 nel Gran Premio di Francia del 1962.
La carriera in Formula 1 di Gurney, proseguì fino al 1970, passando per la Brabham, Eagle e McLaren e dove conquistò altre tre vittorie e svariati podi. Ma la F1, per il pilota di Port Jefferson, non era la sua massima ispirazione: tanto da non aver mai preso parte ad una intera stagione.
La vittoria alla 24 Ore di Le Mans
Durante gli anni ’60, Gurney fu ingaggiato dalla Shelby American per correre con una Ford. Insieme a A.J. Foyt, vinsero con la Ford GT40 Mark II, l’edizione 1967 della 24 Ore di Le Mans. Dopo la vittoria, Gurney agitò spontaneamente una bottiglia di Moët & Chandon, che causalmente si trovava nel box e iniziò a spruzzarla su Carroll Shelby, Henry Ford II e su tutti i meccanici che si trovavano intorno a lui. Questo rito, fu di buon auspicio per Gurney, che dopo una settimana vinse anche al Gran Premio del Belgio di F1 e in quella occasione agitò nuovamente una bottiglia di Champagne direttamente sul podio.
Da allora, questo gesto, divenne il simbolo della vittoria nel motorsport.
NASCAR e IndyCar
Parallelamente alle altre competizioni, Gurney, partecipò dal 1962 al 1970 anche al campionato Indy gareggiando alla 500 Miglia di Indianapolis e alla NASCAR. Con la Ford Galaxy vinse 5 gare e salì sul podio per 10 volte. Molti colleghi lo reputarono uno miglior piloti, sia su percorsi stradali che sugli ovali ad alta velocità.
Alla fine degli anni ’60, Dan Gurney era così popolare che Ford introdusse la Mercury Cougar XR7 Gurney Edition, un’edizione speciale del modello con la firma di Dan. Questo introdusse il pilota americano a partecipare anche a qualche gara nel campionato Trans-Am alla guida di una Ford Cougar.
Tentazione politica
La grande notorietà di Gurney, gli fece prendere in considerazione una possibile candidatura alla presidenza americana, ma per una questione di età non potè tentare la carriera politica. Si racconta la rivista americana “Car and Driver” aveva persino stampato gli adesivi e il materiale promozionale per la sua campagna.
Settore automobilistico
Dopo l’incidente nel 1960, Gurney divenne scettico nei confronti dei colleghi ingegneri così decise di costruire una propria monoposto da Formula 1. Ne 1966, la Eagle debuttò in F1 con un motore Gurney Weslake; l’esordio non fu dei migliori, ma l’anno successivo regalò al pilota americano la vittoria in Belgio e un terzo posto in Canada.
All’inizio degli anni ’70, Gurney si ritirò dalle gare di Endurance e dalla Formula 1, ma la Chrysler lo assunse per partecipare al campionato Trans-Am con la Plymouth Barracuda. La macchina era veloce e la squadra era brava, ma alla fine la Ford vinse il titolo.
Successivamente, Gurney iniziò a partecipare come proprietario del team, più che come pilota, anche se continuò a correre nelle serie NASCAR e CART.
Membro di molte Halls of Fame
Appeso al chiodo il casco, Dan Gurney divenne consulente e organizzatore di numerosi eventi di corse e membro nella International Motorsports Hall of Fame dal 1990, dell’American Motorsports Hall of Fame e della Sebring International Raceway Hall of Fame.
Dan Gurney si spense a Newport Beach, 14 gennaio 2018.