In quel che sarebbe stato il 70esimo compleanno di Gilles, ripercorriamo il tragico giorno che ce l’ha portato via, ma stavolta con una veste diversa, proprio come se fosse il nostro aviatore a parlarne
Indimenticabile, leggenda, mito indiscusso che ha fatto innamorare non solo un’intera generazione, ma anche chi l’ha conosciuto soltanto dopo la sua morte. Le incredibili gesta di Villeneuve sono ben impresse nella mente di ogni appassionato che non può far a meno di omaggiarlo. Ripercorrere il drammatico giorno che ce l’ha portato via leva quasi il respiro, ma ho voluto provare a farlo con una veste diversa, proprio come se fosse Villeneuve a raccontarcelo, descrivendo stati d’animo ed emozioni contrastanti, tramite questo racconto diviso in due parti.
Maverick. Hero. Natural. Legend.
Gilles Villeneuve was born on this day 7️⃣0️⃣, and his impact on F1 will always be remembered
His final win at Spain in 1981 was one of his finest, holding off four faster cars through sheer determination 💪#F1 pic.twitter.com/bzFiez2FS8
— Formula 1 (@F1) 18 gennaio 2020
VENERDI’ 7 MAGGIO 1982: OMLOOP TERLAMEEN DI ZOLDER E’ UN WEEKEND TENSIONE TRA VILLENEUVE E FERRARI DOPO IMOLA
Arrivai a Zolder, Joanne era l’unica persona di cui mi potessi fidare dopo gli eventi di Imola. Nonostante una rottura nella nostra vita che ci ha allontanati, mi rendo conto che lei è davvero l’unica persona di cui ho bisogno al mio fianco. Incontro Nigel Roebuck, gli faccio un cenno, lui capisce ed entra nei boxe. C’era tensione. Io e Nigel scambiammo quattro chiacchiere vicino alla macchina, mi diede una copia dell’articolo che scrisse in merito ai fatti di Imola. Poi arrivò Pironi e dissi a Nigel di uscire, non volevo avere niente a che fare con Didier. Non volevo stare nei boxe fin tanto che c’era lui. Tornai da Nigel, avevo letto il suo articolo e gli dissi che ero felice di ciò che scrisse.
Era proprio ciò che volevo dire. Sono contento che sia stata resa nota la mia opinione in merito e i fatti dimostreranno che è la verità. Lo ringraziai per la sua imparzialità. Quella sarà l’ultima volta che lo vedrò. Il venerdì il mio miglior tempo fu 1’17”507. Un quinto posto, non sono soddisfatto, le Goodyear sono una mescola troppo dura, la mia Ferrari è ingovernabile. Alla Terlamenbocht lo sterzo sembra bloccarsi su quel rettilineo e questo mi rallenta molto. 4.262 km di pista, 30 vetture, un traffico che mi infastidisce in quanto ci sono velocità differenti per via
delle vetture più lente.
La giornata di prove finisce, me ne vado con il mio elicottero a Liegi, torno al Novotel. Non voglio vedere nessuno della Ferrari fino a domani. Il tradimento di Imola mi fa male, Joanne non è con me, la mia famiglia non c’è. Va bene così. Vado a cena, mi incontro con un po’ di amici, tra loro c’è anche Anke Verbeek. Ceniamo tutti insieme. Tutti sembrano felici, in mezzo a loro c’è serenità ma non in me. Ho un immenso senso di vuoto, qualcosa non va, non
mi sento a mio agio. Saluto i presenti e me ne torno in camera. La mia ultima notte in hotel.
8 MAGGIO 1982, QUALIFICHE: VILLENEUVE SI PREPARA PER FAR SOGNARE TUTTI ANCORA UNA VOLTA, MA NESSUNO SI ASPETTAVA QUEL VOLO
Sabato mattina, raggiungo Zolder sempre a bordo del mio elicottero Agusta. Domani Melanie farà la prima comunione. Non sono sereno, ho tanta rabbia. Non riesco a non pensare ai fatti di Imola. Pironi mi ha tradito! Quello striscione diceva la verità “Dio perdona… Gilles no!”
Ore 13.00: inizia l’ultima ora per le prove di qualificazione. Prost e Arnoux lottano per la prima fila. Manca poco al termine e Pironi stabilisce il miglior tempo per la Ferrari 1’16”501 io invece feci fermare il cronometro su 1’16”616. Tutti i piloti entrarono in pista per tentare di migliorare il proprio giro. Jochen Mass, pilota della March N 17, cercava di migliorare il suo 1’19”777. Per lui equivaleva all’ultima fila in griglia. Io continuo a girare, cerco di migliorare il mio tempo sul giro con quell’ultimo set di gomme disponibili. Cerco un exploit, metto tutto me stesso ma ormai i pneumatici sono logori. Passo davanti al boxe, l’ing. Forghieri mi fa cenno di rientrare.
Discutiamo un po’, io non ero soddisfatto del mio tempo, volevo battere Pironi. Non potevo accettare di stargli
dietro dopo quello che successe a Imola. Forghieri si arrese e mi concesse un solo giro, dopo di che, con qualunque risultato ottenuto, avrei dovuto rallentare e rientrare ai boxe. Questi erano gli accordi. Attendo che i meccanici si prendano cura di quei pneumatici ormai logori, non ho un altro set e perciò stanno facendo il possibile per pulirli. L’Ing. Forghieri li osserva, si assicura che tutto il lavoro venga svolto in modo impeccabile. Io resto nell’abitacolo e dico a Piccinini di farmi sapere se Pironi migliora.
ZOLDER 13.45 ORE LOCALI: VILLENEUVE SI APPRESTA PER IL SUO ULTIMO ED ESASPERATO GIRO PER BATTERE PIRONI, ANCORA UNA VOLTA, PER L’ULTIMA VOLTA
Rientro! Torno in pista, non sapendo che sarà per l’ultima volta. Ho il dente avvelenato, il cuore colmo di rabbia. Didier mi ha tradito. Nella testa ho solo questo, è un chiodo fisso. Scaldo le gomme, il caldo pubblico mi acclama, mi aspettava. Si parte! Sul lungo rettilineo sfioro il muro dei box per guadagnare un po’ di velocità e fiondarmi in curva – è la mia ultima possibilità – finisce di colpo il muretto, come sempre, è un effetto a fionda verso la prima curva a destra, la Eerste Linkse, scalo due marce, deciso e aggressivo sul punto di corda, sfioro i cordoli senza toccarli per non scomporre la vettura.
Il mio motore Ferrari urla, io viaggio veloce verso la Sterrenwachtbocht, Kanaalbocht, esco veloce, forse non come vorrei, ma non ha importanza tengo giù il piede fino alla prossima staccata, la Lucien Bianchi, entro ancora aggressivo e mi fiondo sul rettilineo, giù tutto il piede a gas spalancato. In lontananza intravedo una vettura lenta, ci risiamo, ma questa volta non posso perder tempo, devo battere Pironi. Kleine Chicane… “E’ Mass! Merda! Ora è più vicino!” Punto la sua vettura, lui mi vede arrivare, si sposta per farmi passare, arriviamo insieme alla piccola collina, lo passo all’esterno, non ha importanza se è pericoloso. All’improvviso cambia traiettoria!
Sono a 225 km/h, maledetto Jochen! Non posso evitarlo, la ruota anteriore sinistra tocca la sua posteriore destra, la Ferrari rimbalza sulla gomma anteriore e vengo proiettato in aria. Nonostante l’impatto la vettura non decelera. Ormai non ho più il controllo, non posso più far nulla. Continuo a guardare la pista a testa in giù, volo per più di 100 metri, poi il muso sbatte violento sull’asfalto, un colpo che non mi aiuta, la Ferrari non si ferma. Si capovolge ancora iniziano delle terrificanti giravolte, sbatto sul terrapieno, sono vicino al guard-rail della Terlameen, il mio sedile si stacca, sono lontano dalla macchina… Troppo.
Sono un proiettile lanciato in pista mentre sta arrivando la March di Jochen che mi schiva per pochissimo, batto la testa sull’asfalto, quello della chicane, il casco si stacca finendo sul prato. Il telaio della Ferrari è dilaniato, quel che resta della mia monoposto si capovolge ancora una volta e poi si ferma.
IL CANADESE CON IL SEDILE E ALCUNI COMPONENTI VOLANO A 50 METRI: LA SUA QUALIFICA FINISCE QUI
Non ho più il casco e impatto su un paletto in ferro. La qualifica viene fermata in anticipo, io resto fermo. Non riesco a muovermi. Il paletto delle recinzione mi ha spezzato. Io, soprannominato l’Aviatore, amato da tutti quei tifosi per le mie acrobazie su quella Ferrari, ora mi trovo qui, immobile, con la mia Ferrari distrutta. Non è rimasto più nulla. Ora è tutto finito. Le persone sono sconvolte, non sento più nulla. Solo silenzio intorno a me. Immagino già i miei meccanici che mi consolano dicendomi: “Dai Gilles non preoccuparti, la Ferrari te la sistemiamo e la faremo tornare nuova”.
Non questa volta. Questa volta Villeneuve non tonerà da loro. Arriva il medico, tentano di rianimarmi. Tra i soccorritori c’è anche il presidente della Commissione Medica Sid Watkins, capo del reparto di neurochirurgia al London Hospital. Una volta gli dissi: “Spero di non aver mai bisogno di te”. E invece questa volta è toccato proprio a me. Non riescono a far nulla, non riesco più a muovermi. Mi portano via in elicottero.
Andrea Ranucci